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di Giusi Fasano


Corriere della Sera, 14 giugno 2021

 

Sempre più spesso il puro di turno prende spunto dalla cronaca per puntare il dito contro persone o categorie intere che ritiene indegne. E la via più spiccia per dimostrare l'indegnità altrui è - con una frequenza diventata ormai fastidiosa - gridare al silenzio.

Pare che Pietro Nenni in un discorso ai giovani socialisti abbia detto: "A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura". Oggi, 41 anni dopo la sua morte, abbiamo ripetuti esempi di gare fra puri e di puri che, inesorabilmente, prima o poi vengono epurati. Il fatto è che sempre più spesso il puro di turno prende spunto dalla cronaca per puntare il dito contro persone o categorie intere che ritiene indegne. E la via più spiccia per dimostrare l'indegnità altrui è - con una frequenza diventata ormai fastidiosa - gridare al silenzio.

Sembra un ossimoro e invece è una domanda carica di polemica: perché questo o quello non si fa sentire su questo o quell'argomento? Perché non dichiara la sua solidarietà? Qualche esempio pratico: perché le femministe tacciono sul caso Saman? Oppure: perché la destra non dice nulla sui bambini morti nella traversata? Da una parte e dall'altra - e pure al Centro - pare sia diventata irresistibile la tentazione di usare espressioni come "silenzio assordante", che stavolta sì, è un ossimoro, ma è anche una critica. Del puro, ovviamente.

Che però immediatamente dopo ha da ridire (a volte con insulti) su qualunque parola proferisca la persona o la categoria fino a quel punto "silente". Ma la ruota, si sa, gira per tutti; e così è facile che, al successivo fattaccio di cronaca che evoca questioni sociali irrisolte, si capovolga la situazione e che siano i silenti a domandare agli inquirenti dell'ultima volta: perché non dici niente su questa storia?

Il risultato di questa impostazione è concentrarsi sulla polemica figlia del "tu hai taciuto" e perdere di vista la sostanza delle cose. Cioè quel che si può fare affinché i casi drammatici della cronaca indichino la strada per arrivare a soluzioni che evitino di ripeterli.

Si rende più giustizia a Saman, per dire, se si lavora sull'integrazione delle famiglie come la sua o sulla protezione fisica di tutte le future Saman anziché litigare su quello che le femministe avrebbero potuto o dovuto dire. Che poi, diciamocela tutta: la categoria "femministe" ormai da tempo nelle discussioni pubbliche e nei talk show è evocata quasi esclusivamente per il suo presunto "silenzio assordante", appunto. Spesso contestato da chi non ne ha mai ascoltato una sola parola e nega quel che il femminismo ha fatto e fa di buono in questo Paese.